
Sono ben 13 le uve originarie di questo piccolo ma pregiato terroir, a volte strappato ai pendii più impervi, altre volte caratterizzato da condizioni di allevamento estreme, per temperatura e altitudine.
Solo una di queste varietà, il Prié Blanc, è a bacca bianca, mentre tutte le altre sono rosse: Bonda (coltivato in antichi vigneti tra Chatillon e Quart), Cornalin (che concorre alla produzione di alcuni tra i più grandi rossi della doc), Crovassa (rarissimo vitigno, allevato nei comuni di Issogne e Donnas), Fumin (rustica uva coltivata in Centro Valle), Mayolet (a maturazione precoce, è una delle più recenti riscoperte enologiche), Ner d’Ala (coltivato soprattutto in Bassa Valle, tra Arnad e Montjovet), Neyret (dai caratteristici acini di colore quasi nero, coltivato tra Arnad e Montjovet), Petit Rouge (il più diffuso e coltivato di tutta la Valle), Premetta (antico vitigno che dà un rosato naturale), Roussin (uva a maturazione tardiva, che richiede terreni ben esposti), Vien de Nus (apprezzato già dal tempo dei Romani), Vuillermin (varietà rara, che dà un vino strutturato e adatto all’invecchiamento). Naturalmente, non da soli autoctoni è costituita la produzione dei vini valdostani: risultati di rilievo assoluto si ottengono anche dalla coltivazione di vitigni internazionali, come Chardonnay, Gamay, Merlot, Müller Thurgau, Petite Arvine, Pinot Gris (detto Malvoisie), Pinot Noir, Syrah, e di origine italiana, come Moscato bianco e Nebbiolo.
Provare i vini della Valle d’Aosta, uno diverso ogni volta che si va a sciare è un’esperienza rara, che può contribuire a rendere ancora più unica una vacanza meravigliosa.
Rispondi